CAP. 2

 

SISMICITA' DELL'APPENNINO NORD-OCCIDENTALE DAI DATI DI UNA    RETE TEMPORANEA: EVIDENZE DI TERREMOTI SUB-CROSTALI

 

 

2.1 DATI DEL PERIODO 1989-1990

 

     Dall'Agosto 1989 a Dicembre 1990 ha operato, nell'area dei bacini del Serchio e del Magra (Garfagnana e Lunigiana), una rete sismica mobile. In questi paragrafi vengono discussi i dati di sismicita' ottenuti ed i progressi cui si e' pervenuti nella conoscenza della sismicita' e della sismotettonica di queste regioni.

 

 

2.1.1 SISMICITA' RILEVATA DALLA RETE TEMPORANEA

 

     Per studi di dettaglio, in zone sismicamente attive, dove la superficie del territorio e' scarsamente coperta da stazioni sismiche, e' necessario ricorrere all'utilizzo di reti locali, anche temporanee. L'uso di tali reti presenta alcuni vantaggi: da un punto di vista economico il basso costo di installazione e gestione, da un punto di vista sismologico, ad esempio, la buona definizione dei parametri focali degli eventi interni alla rete. Per quanto riguarda questo lavoro, e' risultato particolarmente utile avere un buon controllo soprattutto sul parametro di profondita' e poter disporre di un cospicuo numero di dati per l'analisi sui modelli di propagazione.

     Sono state installate sei stazioni 'mobili', equipaggiate con sismometri verticali a corto periodo collegati a registratori magnetici a lunga durata (Cattaneo et al., 1989a). La rete temporanea e' entrata in funzione il 7 Agosto 1989 ed ha operato fino al 31 Dicembre 1990. La posizione delle stazioni e' indicata in Figura 2.1; nella stessa figura sono riportate le posizioni delle stazioni della rete UGG (VEA e BVT) e di quella ING (MME, BOB, PII, BDI). In Tabella 2.1 insieme alle coordinate e' riportato il periodo di funzionamento di ogni singola stazione e la rispettiva sigla. La stazione VINC ha sostituito quella di PIAS durante l'ultimo semestre di registrazioni. La rete ha registrato, in tutto, circa 400 eventi locali.

 

 

 

 

         Tabella 2.1 - Posizione delle stazioni.

 

 

 

Localita'   Sigla   Coordinate     Quota(m)   Periodo  

 

 

Lagdei      LAGD  44N25.09  10E00.74    1155     07/08/89     

 (PR)                                             31/12/90

 

Febbio       FEBB  44N18.32  10E25.89    1026     07/08/89

 (RE)                                             31/12/90

 

Stazzema     PIAS  43N59.54  10E18.17     375     07/08/89 

 (LU)                                             06/06/90

 

Borseda      BORS  44N14.70   9E49.55     510     08/08/89

 (SP)                                             31/12/90

 

Sassorosso   SARO  44N11.09  10E24.09    1030     08/08/89

 (LU)                                             31/12/90

 

Ponteccio    PONT  44N13.80  10E16.14     940     08/08/89

 (LU)                                             31/12/90

 

Vinca        VINC  44N08.40  10E08.99     738     08/08/90

 (MS)                                             31/12/90

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2.1 - Mappa della sismicita' dell'Appennino Nord- Occidentale nel periodo 1989-90, distribuzione delle stazioni utilizzate per la localizzazione e posizione di alcuni elementi strutturali (da Eva et al., 1978; Castellarin et al., 1985; Scandone, 1990): le stazioni della rete mobile sono indicate con cerchi pieni, quelle della rete dell'Universita' di Genova con rombi pieni, quelle dell'Istituto Nazionale di Geofisica con triangoli pieni; 1=Fronte sepolto; 2=Linea del Taro 3=Spartiacque; 4=Massiccio metamorfico delle Apuane.      La sismicita' registrata durante il periodo di funzionamento della rete e' rappresentata dalla mappa di Figura 2.1.

     Gli eventi di magnitudo piu' elevata si sono verificati a nord dello spartiacque, nella fascia compresa all'interno del fronte sepolto (M=3.7-3.8); all'interno della rete e' stato localizzato un terremoto di M=3.1 presso Pontremoli (MS). Dall'esame di Figura 2.1 si nota che l'area e' soggetta ad una attivita' sismica di bassa energia. Una certa attivita' microsismica caratterizza la linea del Taro (tratteggiata in figura) e la fascia compresa tra lo spartiacque ed il fronte appenninico sepolto. Il massiccio metamorfico dell Apuane sembra essere un blocco asismico mentre alcune piccole scosse si sono verificate in mare al largo di Massa.

 

 

2.1.2 MECCANISMI FOCALI

 

     Movimenti di tipo trascorrente dominano negli Appennini Settentrionali come mostrato in Eva et al. (1990) anche se una certa percentuale di terremoti sembra reagire a stress locali.

     In questo lavoro sono stati esaminati 4 meccanismi: i primi 3 riguardano eventi piuttosto superficiali (H<15km), il quarto e' relativo ad un evento profondo. Sono stati utilizzati i programmi di Reasenberg e Oppenheimer (1985) che forniscono tra gli altri parametri anche il misfit dei dati, il loro peso medio, la distribuzione e l'incertezza su strike, dip e rake (in accordo con le convenzioni di Aki e Richards, 1980).

     Due delle soluzioni riviste sono composite per due serie di eventi verificatesi rispettivamente nel Dicembre '89 (2.1<M<2.6) e il 25 Aprile '90 (1.5<M<2.4), data la prossimita' delle singole localizzazioni. La terza e' relativa ad una scossa superficiale verificatasi vicino alla costa di La Spezia (evento del 19/06/90 di Tabella 2.2). Tale soluzione risulta fortemente vincolata dall'utilizzo delle stazioni della rete francese in Corsica.

     I meccanismi ottenuti (Figura 2.2) sono riportati in Tabella 2.2. La serie di terremoti superficiali del Magra (Dicembre '89) puo' essere associata a una soluzione di tipo distensivo, in accordo con i dati geologici, come le faglie dirette cartografate nel Modello Strutturale d'Italia (Scandone, 1990); l'evento al largo di La Spezia del 19/6/'90, anch'esso superficiale, e' caratterizzato da un meccanismo di trascorrenza con componente distensiva; la sequenza della zona di spartiacque presso Sassorosso (LU) con profondita' di circa 10km mostra un meccanismo di trascorrenza in cui prevale la componente compressiva; per l'evento piu' profondo (h=70Km) del 17/9/90 viene evidenziato un meccanismo di faglia trascorrente, ancora con componente compressiva. E' interessante notare come per le 4 soluzioni considerate, l'inclinazione dell'asse P (che puo' essere considerata indice del carattere distensivo della deformazione) aumenti con la diminuzione della profondita' degli eventi e della distanza dalla linea di costa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     Tabella 2.2 - Parametri delle soluzioni focali.

 

 

tempo orig.(s) lat. long. h(Km) M         Dip         rake

 

                                         direction  angle

 

  891202 6:44  44N22'  9E57'  6  2.6  115+/-5° 65+/-15° -60°

 

 900425 6:26  44N11' 10E32' 12  2.6  145+/-5° 75+/-10°  50°

 

900619 3:18 44N01' 10E04' 10  2.5  315+/-5° 85+/-20° -130°

 

  900917 7:56 44N14' 10E07' 68  2.2  205+/-35° 55+/-35° 130°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2.2 REVISIONE DELLE PROFONDITA' FOCALI DEL PERIODO 1986- 1991

 

     Per gli anni passati esistono eventi catalogati con profondita' focali di 50-60 Km la cui attendibilita' e' stata oggetto di revisioni per l'importanza che rivestirebbero nel quadro geodinamico di tutto l'Appennino (Cattaneo et al., 1986b; Meloni et al., 1990).

     Nel presente lavoro sono stati sottoposti ad una revisione gli eventi con profondita' superiore a 30Km.  L'analisi e' stata estesa a tutto il periodo 1986-1991, utilizzando , oltre ai dati della rete temoranea, il Bollettino della Rete dell'Universita' di Genova. Dopo una rilettura su video grafico delle fasi per le stazioni piu' vicine e la ricerca del maggior numero possibile di osservazioni, gli eventi sono stati rilocalizzati facendo variare il modello di propagazione e, per ciascun modello, variando alcuni parametri di ingresso, come il numero di stazioni ed il peso per la distanza, del programma di localizzazione Hypoellipse (Lahr, 1979). In tal modo per ogni evento 'profondo' si sono ottenute 15 localizzazioni.     Sono state giudicate attendibili le profondita' di 9 eventi che risultano stabili al variare dei parametri di ingresso (Tabella 2.3). In Figura 2.3 un istogramma illustra la distribuzione degli eventi in profondita' nel periodo 1986-1991, dopo la revisione (per i primi 30km sono stati utilizzati solo eventi di buona qualita'): l'attivita' sismica e' localizzata nei primi 20km di crosta; un intervallo asismico e' collocato tra 40km e 50km, mentre si verifica un incremento di attivita' sotto 50km.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2.2 - Meccanismi focali analizzati nel presente lavoro. Sono riportate le faglie dirette in vicinanza della costa, la linea dello spartiacque e la profondita' degli eventi.

 

 

 

  Tabella 2.3 - Parametri focali degli eventi profondi.

 

 

 

     n. evento tempo orig. (s)   lat.   long.   h (km)   M

 

         1      861211 20:07    44N39'  10E06'    49    2.4

 

         2      881023  7:47    44N15'  10E09'    69    2.5

 

         3      900629 12:27    44N21'   9E55'    50    1.9

 

         4      900917  5:56    44N14'  10E05'    62    3.0

 

         5      901012 17:58    44N24'  10E42'    54    1.6

 

         6      901027 13:25    44N06'  10E53'    57    2.1

 

         7      901108  0:46    44N26'  10E25'    31    2.3

 

         8      910815  1:53    44N07'  10E52'    58    2.6

 

         9      910821 10:41    44N12'   9E57'    35    2.8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2.3 - Istogramma che illustra la distribuzione degli eventi in profondita' in Appennino Nord-Occidentale, nel periodo 1986-1991. Sono stati considerati solo eventi di buona qualita'.    

 

 

capitolo 3

 

 

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